Alcuni di voi già sanno che il week-end scorso ho fatto un piccolo giretto in Rajasthan e Uttar Pradesh (sono partita il venerdì ad ora di pranzo e sono tornata domenica sera, ad ora di cena). Avevo promesso il resoconto del viaggio al più presto, ma sfortunatamente la malattia mi ha costretto a letto e tolto le forze per scrivere i miei soliti poemi, contorti e sconnessi, che mi caratterizzano…
Eravamo in tre, e abbiamo viaggiato con il “driver”, l’autista, un ragazzo che ha la mia età e che lavora spesso per l’Ambasciata. Non costa molto noleggiare auto+autista qui, poi eravamo in tre e potevamo dividere, il giro in programma era molto lungo (abbiamo fatto un totale di 11000km) e il tempo poco, abbiamo dunque preferito questa soluzione alla soluzione treno/pullman, così non eravamo vincolate ad orari prestabiliti e ad attese forzate.
Jitender, il nostro driver, ci ha scorrazzato di qua e di là ed era a nostra completa disposizione. Che lusso, no?
Oggi non voglio parlarvi dei luoghi che ho visitato (Pushkar, Jaipur, Fatehpur Sikri e Agra). Voglio parlarvi del viaggio in sé, quella che è stata per me la vera esperienza!
Voi che avete preso la Salerno-Reggio Calabria, magari anche più volte nella vostra vita, e avete imprecato contro la rete autostradale italiana e l’inefficienza del vostro Paese, qui in India penserete che le autostrade italiane del Sud sono magnifiche!
Innanzitutto, non si tratta affatto di autostrade, come noi le intendiamo. L’unica somiglianza: si paga il pedaggio (ogni tratta diversa, un diverso pedaggio, è tutta una cosa complicata…), e si paga anche a passare da uno Stato all’altro, una specie di tassa doganale (che varia anch’essa a seconda dello Stato). Altra somiglianza: per i tratti di strada normale c’è un limite di velocità: i 90 km/h. Per i tratti di “autostrada”, invece, nessun limite… Per il resto, tutto diverso. E l’anarchia è la sola regola!
Biciclette, moto (3 persone su ogni moto è la norma, a volte 4, una volta ne abbiamo visti perfino 5: papà, mamma, figlia adolescente, figlio di 10 anni davanti al padre che guidava e bambino piccolo abbracciato alla madre… ovviamente, nessuno col casco! Le donne soprattutto, loro il casco non lo indossano mai!! Sei matto sprecare dei soldi per comprare il casco ad una donna?? Mah!!), piccoli furgoncini stracolmi di indiani (pieni zeppi dentro, e poi con tanta gente attaccata alle pareti, alle scalette, magari con un piede dentro e tutto il resto del corpo fuori, magari con tutto il corpo fuori, che ti chiedi quanti chilometri resisteranno così, sorretti dalla sola forza delle loro braccia, in una strada polverosa, a respirare sabbia, e viaggiando a 50 km/h), autobus (anche quelli, stracolmi, con una marea di gente che viaggia sul tetto, tranquilla, seduta lì, e ti chiedi se anche loro pagano il biglietto o lo pagano solo quelli che viaggiano al coperto…), “cammelli-merci”, “cavalli-merci” e “asini-merci”, camion (bellissimi, tutti colorati e personalizzati, dipinti a mano, con la solita scrittona colorata “Please, horn!”… si può incitare all’uso del clacson?? Solo in questo Paese… Con un sacco di addobbi, tipo i triangoloni rossi, quelli da mettere in caso di emergenza, che loro invece attaccano sul davanti del camion, come fossero occhi…), altri vari mezzi di locomozione (carretti trainati a mano, oppure da trattore, oppure da bicicletta, tutti carichi di sacchi di farina, mattoni, animali, altre merci, con dei carichi super-sporgenti, ovviamente mai segnalati, alcuni talmente pendenti che ti chiedi: “Ma come farà a stare in piedi?”) e poi una serie INFINITA di animali di tutti i tipi che attraversa la strada: uomini, cani, mucche, scimmie, capre, cammelli, uccellini, piccioni (quelli sono ovunque e tutti li odiano!!!),… L’anarchia. A volte incontri qualche mezzo che va contromano… tutto normale, mi spiega Jitender, le regole non esistono… Si sorpassa sia a destra che a sinistra, si suona senza ritegno, i camion non hanno le frecce e quindi si butta fuori il braccio per indicare che si sta sorpassando e poi per autorizzare o meno l’auto dietro di te a sorpassare…
Ovviamente le carreggiate sono per lo più con un’unica corsia, e quindi ogni volta che si sorpassa si finisce sull’altra carreggiata e si vede la morte che si avvicina sempre di più, con il volto di un camion che ti sta venendo addosso… È un continuo cambio di corsia, e di rientri rapidi, non appena si scopre che non ce la si fa a sorpassare… Cosa che si può sostenere per qualche chilometro, ma per 11000?? Ho perso dieci anni di vita, ve l’assicuro, anche perché ho goduto dell’ebbrezza di viaggiare tutto il tempo seduta davanti, accanto all’autista, e ho potuto ammirarne le grandi “prodezze” e “braverie”…
E ho potuto vedere deserti, siccità, vegetazione rachitica, tantissima miseria, bimbi magrissimi che trasportavano pesanti carichi sulle loro teste, donne vestite con sari bellissimi e coloratissimi, camion rovesciati in mezzo alla strada, un paio di incidenti (di cui uno brutto brutto, con un camion completamente bruciato), scene di circo, con questi motociclisti che trasportano di tutto, anche sulle loro teste,… Un’esperienza vera e propria! Purtroppo non ho fotografie da farvi vedere (perché si viaggiava spediti e le foto venivano tutte mosse, e poi io sono stata con gli occhi sbarrati e vigili per tutto il viaggio…), ma nessuna foto renderebbe l’idea… questo è sicuro!